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12 giugno 2009

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Realtà, realtà, realtà

13 febbraio 2009

Semplicità, dinamismo e commozione

5 dicembre 2008

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1956, Paul Rand modifica il logo di IBM e disegna la versione qui sopra.

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1972: Paul Rand aggiorna il logo di IBM, sovrapponendo delle linee orizzontali per suggerire «velocità e dinamismo».

Credo che “dinamismo” sia il termine più abusato nel mondo del marketing e del design, e leggere come nel 1972 venisse interpretato il concetto di dinamismo è quasi commovente.

Sì, sto scrivendo articoli sentimentali. Uccidetemi quando non mi stupirò e non mi commuoverò più.

Le immagini sono © IBM.

Milton Glaser

31 ottobre 2008

«I think the most interesting thing that one can say about one’s later life is that if you can sustain your interest in what you are doing you’re an extremely fortunate person.
What you see very frequently in people’s professional life – and perhaps in their emotional life as well – is that they lose interest in that… in the third act you sort of get tired and indifferent and sometimes defensive and you kind of lose your capacity of astonishment, and that’s a great loss because the world is a very astonishing place.
So I think what I feel fortunate about is that I am still astonished that things still amaze me and I think that that’s a great benefit of being in the arts, where the possibility for learning never disappears: we basically have to admit “you’ve never learnt it”.»

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Una cosa di un altro mondo

28 ottobre 2008

Tutto comincia con un ragù e con la pentola di coccio che Maria Rita ci regala, perché per fare un buon ragù una pentola di acciaio non va bene. Un bel tegame di terracotta smaltata, costato al tempo 9.200 lire (un dettaglio che mi ha fatto tenerezza).
Così come mi ha fatto sorridere con sorpresa l’ultima riga dell’etichetta, che dice: «Grazie per la preferenza accordataci».
Una attenzione al cliente che mi ha fatto pensare, che mi ha fatto cercare una marca che oggi mi ringrazia per aver acquistato un suo prodotto. Non mi è venuta in mente, forse perché non ci ho mai fatto caso, forse perché non c’è più. Una cosa di un altro mondo?
Immagino un mondo in cui le marche mi ringraziano dopo un acquisto (forse sono gli anni 50 stereotipati dei film americani…). Vorrei che i miei lovemarks mi sorridessero, mi facessero trovare un cioccolatino dentro la scatola con scritto grazie. Sì, sarebbe proprio un bel mondo.

Trova la differenza

23 settembre 2008

Apri il nuovo Firefox (non oggi, è uscito da un po’), dai un occhio all’interfaccia, pensi che abbiano copiato Safari sforzandosi però di fare qualcosa leggermente diverso per non cadere nel plagio. Poi vedi il tasto “back”, ti chiedi come mai c’è un tasto tondo in una famiglia di bottoni a forma di pillola, lo trovi goffo. Approfondisci, vai nel menù Visualizza>Barre degli strumenti>Personalizza… (chissà perché mettono i puntini di sopsensione?) e metti la spunta alla voce “icone piccole”. Meno pixel occupa l’interfaccia e meglio questa ha raggiunto il suo scopo.

A questo punto trovare la differenza è facile, trovare una risposta al perché abbiano lasciato l’opzione icone grandi / piccole quando in effetti non ci sono differenze è più difficile.

L’anonima mannaia

18 settembre 2008

Era da un po’ che ci pensavo, poi ho visto la nuova Lancia Delta e non ho potuto trattenermi: qualcuno di Fiat Group ha una passione per le lettere mozzate. Sì, mozzate, fatte a pezzi, roba del genere. Sto parlando dei recenti logotipi delle auto di Fiat, Alfa e Lancia e della quantomeno strana caratteristica che li accomuna: lettere senza qualche asta di qua, legature improbabili di là. Delta, Bravo, MiTo, Scudo, Punto, Panda 100 HP sono state colpite dall’anonima mannaia.

Tutto è cominciato con la Grande Punto e il suo logotipo bizzarro. Quello in cui la P, privata di metà dell’asta superiore e con l’aggiunta di un cerchio dovrebbe ricordare la sagoma di una persona al volante. Un’idea più ridondante e banale sarebbe stata quella di fare il logotipo a forma di automobile. Ma per fortuna alla Carré Noir non ce l’hanno fatta. Tuttavia la Grande Punto è una macchina ben fatta, e un disastro grafico non ne ha impedito il successo commerciale.

Il logo della Grande Punto ha aperto la stagione del logotipo ad hoc per ogni nuova macchina del Gruppo Fiat. Fino ad allora, infatti, Fiat, Lancia e Alfa avevano un carattere istituzionale con cui venivano composti tutti i nomi delle auto. Per una imprecisata strategia di marca, che ha privilegiato l’identità di prodotto all’identità della marca oggi ogni nuova automobile del gruppo ha un logotipo disegnato apposta. Ci sarà un motivo se BMW e Mercedes, che potremmo prendere come i leader di mercato – perlomeno di immagine, seguono la strategia abbandonata da Fiat. Fiat si sta comportando un po’ come l’Italia nella promozione turistica: ogni regione si promuove in modo autonomo, diluendo di fronte al mondo il brand Italy. Un disastro.

Poi è venuto il nuovo Fiat Scudo, dove l’eliminazione arbitraria della parte verticale della “D”, che in un carattere già molto semplificato e geometrico ha generato un risultato dalla bassissima leggibilità. Che poi per abitudine si riesca a ricostruire mentalmente la forma delle lettere e quindi a leggere la parola “scudo” è un altro discorso.

Dopodiché è arrivata la Bravo, macchina che ha dato il via al rilancio estetico di Fiat. In questo caso la scritta “Bravo” è stata composta con una legatura inedita tra la “a” e la “v” – soluzione grafica senza motivi logici, né storici e neppure grafici. Anche qui la leggibilità non ne ha giovato, e dal punto di vista grafico il logotipo non mi sembra più memorabile rispetto a come sarebbe stato senza legatura.

È poi stato il momento della Panda 100 HP (forse è venuta prima della Bravo, ma io l’ho vista dopo). Anche qui è scomparsa una delle due aste della “H”, che si è fusa con la “P”. Un esercizio di scarso interesse.

Ora tocca ad Alfa, che con il logotipo MiTo ha raggiunto il livello di massima magnitudo, sfalciando dappertutto, senza esclusione di colpi. Il logotipo è stato scelto a seguito di una votazione popolare sul blog della MiTo: vero o meno il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Per ultima la nuova Delta, macchina che mi piace tantissimo ma che non è rimasta esente dai colpi di forbice: la “D”, la cui forma riprende lo scudo del marchio Lancia, ha perso la stanga verticale.

Tutte le immagini sono © Fiat Group

La prima lettura dell’anno

26 agosto 2008

Eye ha inaugurato da poco il proprio blog. Ho letto con grande interesse l’articolo di Nick BellStop worrying about the craft and seek the purpose of design“. Soprattutto la parte finale: «we don’t know what graphic design is for any more. We seem to have lost sight of its purpose. Is it because there are now so many different ways to practise it? Craft – particularly the typographic variety – weighs heavily in graphic design. Craft resonates with designers more than ideas, much as we hate to admit it. […] great ideas being passed over because ‘I didn’t rate the type’.

L’immagine è di Make Make Make.

Vacanze, tempo della libertà

1 agosto 2008

Boy Leaning out Car Window © Richard Schultz/Corbis

«Everything is considered a brand these days. Why not summer? It has the characteristics of a brand: Brand attributes – heat, long days, short pants, time off. It has a brand’s personality – smiling, casual, fun-loving, deeply nostalgic. It has its own sounds (katydids in the afternoon), sights (fireflies at dusk) and smells (sea salt or cattle feed lots, depending on where you live). The only reason that summer would not be considered a brand is this: No one is actively measuring and managing its brand value… There are no brand consultants for summer… No publicists… No logo designers… Summer just happens, and no one is in charge of it… but you.»

Claude Singer

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Il perfetto equilibrio

21 luglio 2008

Un bellissimo video che mostra come Matt Willey, un grafico inglese, arriva alla costruzione di una pagina della rivista della Royal Academy di Londra. Chi ha mai impaginato un articolo cercando il perfetto equilibrio tra gli elementi – immagini, titolo, sommario, testo e spazio bianco – proverà il mio stesso piacere.

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